sabato 10 gennaio 2009

Approssimazione

Un po' per curiosità, un po' per capirne qualcosa di più, sto dando uno sguardo ai siti di social networking in chiave business. Qualche giorno fa gironzolavo su Monster e ho dato un'occhiata ai consigli per redigere un curriculum che colpisca. O meglio sulle cose da evitare perché un CV non finisca direttamente nel cestino. Una di queste ha a che fare con la cura formale nella stesura dei due fatidici fogli A4. Dicono, gli esperti del sito, che siccome chi fa la prima selezione dedica circa 20 secondi a ogni candidato uno dei criteri che utilizza più di frequente è vedere chi fa erroriCarelessness di battitura o grammaticali per liberarsene a tutta velocità. Il che mi ha fatto sorridere. Si dà il caso che i miei laureandi possano trovare familiari queste parole, vista l'attenzione colorata che dedico alle decine di refusi che costellano le loro pagine, dei quali sembrano incapaci di valutare la portata e le implicazioni. Anzi, sono quasi convinto che la gran parte dei lettori avrà a questo punto sbuffato e indirizzato pensieri poco lusinghieri ai professionisti del personale che adottano strategie tanto semplicistiche Eppure, eppure... Oggi la velocità è tutto, mi si dice quando argomento sull'importanza di dettagli apparentemente insignificanti; cosa vuoi che conti una svista, l'essenziale è che si capisca quel che si intendeva. Simmel sosteneva però che dalla superficie si può giungere in profondità attraverso qualunque frammento e un occhio allenato da un dettaglio può risalire, riscendere, intuire molte cose. Chi sceglie futuri candidati ritiene che quel particolare aspetto sia rivelatore. E in effetti, se pensiamo all'importanza maniacale che il CV oggi riveste in campo lavorativo, è abbastanza facile seguire il ragionamento: se qualcuno non è in grado di scrivere due semplici pagine (oltretutto ricche di spazi bianchi) che potrebbero modificare il suo futuro senza evitare errori, non è il caso che sprechi il mio tempo a contattarlo perché già so come sarebbe la sua performance... Molti di quelli che alzano gli occhi al cielo quando dico che rileggo e correggo anche le mail e gli sms a questo punto mi direbbero che, certo!, una cosa è una mail, una cosa un documento ufficiale o comunque importante e potrebbero perfino ricredersi sulle basi empiriche del comportamento di chi sceglie futuri collaboratori su questioni di apparente lana caprina. Eppure bis... L'attenzione fa strani scherzi e l'uomo spesso si sopravvaluta: non porre alcuna cura in certi contesti - la maggior parte, temo - rende sempre più difficile comportarsi altrimenti in altre situazioni. Di più, rende insensibili all'argomento, incapaci di apprezzare la qualità di ciò che si sta facendo. Nel campo particolare in discorso, come ben sa chiunque si occupi di correzione di bozze, la cura poi non è mai sufficiente, tant'è vero che un altro, saggio, consiglio è far rivedere comunque il proprio CV a qualcun altro, perché quattro, sei, otto occhi vedono mooolto meglio di due. Una cosa tuttavia è un errore, altra cosa è un'abbondanza di refusi che spesso diventa fastidiosa.Detail
Certo, è paradossale che esponenti di un sistema eminentemente quantitativo si basino, per le loro strategie, su modi di fare relativi a tutt'altro ordine di cose. Sì, perché di fatto ciò di cui stiamo discutendo è l'ennesima forma del dilemma quantità/qualità. E se oggi l'accusa di pedanteria è tanto facile verso chi predica a favore dello "spreco" di tempo rappresentato da un'ennesima rilettura o dalla digitazione necessaria a una correzione, è anche in larga misura grazie agli ideali propugnati da anni proprio da coloro che poi quello spreco di tempo gradirebbero vederlo applicato ai documenti che li riguardano. Situazioni assurde molto comuni nel teatro della quotidianità del XXI secolo, dove vecchie intimazioni di antico buon senso si intrecciano con spigliatezza a comportamenti che sulla loro base andrebbero censurati: dico, ha senso scegliere un candidato - anche senza refusi - dedicando 20 secondi all'esame della sua storia, per di più racchiusa obbligatoriamente in due striminzite cartelle? Pare che la coerenza, insieme al gusto sottile del far bene, non abiti più questo tempo.

3 commenti:

  1. Prof Fabio D'Andrea presidente della Repubblica, di Camera e Senato!!!Non dico del consiglio perché lì ci può stare uno solo e non lo smuovi neanche a cannonate...

    Quanto ho sputato sangue nel fare la tesi con lui me lo sono ritrovato anni e anni dopo, nella consulenza, nella formazione.

    La qualità ed il far bene passano attraverso la cura dei particolari. E' come se dovessimo mettere al loro posto le tessere di un puzzle o i pezzi di un mosaico. La cura del particolare per avere un quadro d'insieme, un'immagine vivida, nitida, precisa. La precisione è caratteristica di chi sa far bene le cose.

    A volte, nella formazione manageriale, consiglio la lettura dell'Amleto di Shakespeare. Perché ci obbliga a fermarci, a fare attenzione ad ogni singola parola. Ci obbliga, una simile lettura, a tirare il freno a mano, azione sempre più difficile oggi, con il tempo che ci insegue....Questa è Qualità. Anche, a volte, come si insegna in azienda.

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  2. Quello di prima... non mi sono firmato!

    Giulio

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  3. Sono vere soddisfazioni :)

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